Questa estate è finalmente arrivata, anche se in ritardo nonostante il cambiamento climatico, che un po’ ancora stentiamo a credere come un fatto reale. Il clima è cambiato davvero, e non serviva l’inverno prolungato fino a maggio per capirlo. Decretando, così come definitiva, la frase: “non ci sono più le mezze stagioni” senza alcuna ironia. In un periodo di grandi cambiamenti, uno dei tanti che sta accadendo proprio sotto il nostro naso, è la perdità di varietà di piante coltivate e non. A farne le spese sono per primi i nostri agricoltori e poi noi con l’impoverimento del menù dei nostri piatti. Stanno scomparendo infatti, molte specie di piante, più del 15% della flora è a rischio estinzione e nei campi coltivati, si è passati da 6000 varietà di specie coltivate alle circa 200 di oggi.
Le ragioni sono diverse, una di queste il cambiamento climatico che seleziona sempre di più le varietà di piante che possiamo coltivare. Dunque le strade percorse oggi dalla ricerca, per modificare questo destino, sono da una parte, salvaguardare la biodiversità e dall’altra, scoprire nuove soluzioni.
Un progetto che va nella direzione della salvaguardia della biodiversità e che vede una collaborazione internazionale tra l’Università di Pavia e il Kew garden di Londra, per raccogliere i semi delle piante “progenitori” di quelle coltivate, ovvero tutte quelle piante selvatiche presenti in natura da cui gli agricoltori nei millenni hanno selezionato le varietà coltivate oggi. Sono dette Crop Wild Relatives ovvero gli antenati delle piante addomesticate. Una volta individuate verrano conservate nelle Banche dei semi, speciali magazzini a temperature controllate che possono coservare i semi mantenendoli attivi. L’obiettivo è quello di salvaguardare il patrimonio genetico di piante selvatiche che ancora conservano un patrimonio genetico intatto, e potrebbero diventare donatrici di “geni” per il miglioramento delle coltivazioni e il mantenimento degli ecosistemi agricoli sostenibili.